Disponibilità: IMMEDIATA -
Esente IvaISBN: 9788883221026
Edizione: 1994
Tags: Interlineare, Traduzioni
Categoria: Classici Latini
Editore: Editrice Ciranna
Autore: Cicerone
Vendita Online de la Decima Filippica (libro 10) di Marco Tullio Cicerone con versione interlineare, costruzione diretta e note.
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Le Filippiche di Cicerone sono le orazioni che il politico romano Marco Tullio Cicerone fece contro il suo avversario politico Marco Antonio all'indomani dell'uccisione di Cesare. Si chiamano con lo stesso nome delle Filippiche greche di Demostene, proprio per volontà del politico romano di omaggiare l'oratore Greco che come lui allora volle destare il suo popolo dalle incombenti minacce militari e proteggere la libertà del propria stato.
Le Filippiche romane mantengono lo stesso stile di quelle greche, anche Cicerone come Demostene usa un linguaggio compatto, ma impetuoso e ricco di retorica. Con queste orazioni Cicerone, ormai anziano, desidera lasciare un ultimo contributo ai suo concittadini, intende riscuotere il popolo romano dagli intrighi politici per difendere ancora una volta la pace e la patria.
La decima Filippica fù emanata da Cicerone tra Febbraio ed i primi di Marzo del 43 a.C., ed è caratterizzata dagli attacchi fatti con pungente ironia verso i politici filo-antoniani, in particolar modo a Caleno il più fervido sostenitore di Antonio. D'altro canto invece grandi apprezzamenti furono rivolti a Marco Bruto, per aver posto con le sue azioni sotto il potere della repubblica romana i territori della Macedonai, Grecia e Illiria, descritto pertanto come grande combattente e salvatore della libertà e della patria.
Nella Filippica libro 10 Cicerone aggredisce gli alleati politici di Antonio, il console Pansa dopo aver ricevuto la lettera di Marco Bruto (uno dei cesaricidi) nel quale annunciava di aver posto sotto il suo potere ed al servizio della repubblica le terre della Grecia, Macedonia ed Illiria, convoca immediatamente il senato, proponendogli di attribuire a Bruto per queste sue gesta il titolo d'Imperium (riconoscimento di poter disporre di grande potere decisionale, militare e giudiziario, assegnato e rivestito solo dalle più alte cariche dello stato). A questa proposta si oppone il sostenitore antoniano Fufio Caleno, ribattendo che le province conquistate anzichè a Bruto (che le aveva occupate) dovevano essere affidate a Gaio Antonio (fratello di Marco Antonio, il rivale di Cicerone).
Ovviamente la risposta di Cicerone fù immediata e ricca di tagliente ironia. Marco Bruto assieme ai suoi generali e governatori aveva dimostrato un coraggio ed una lealtà spesa al servizio della repubblica, al contrario di Antonio e dei suoi alleati il cui solo fine era la scelleratezza e l'arricchimento personale, quindi a Bruto andavano le province, anzi addirittura và oltre la proposta di Pansa, chiedendo per Bruto il titolo d'Imperium Maius sulle terre conquistate (che gli conferiva un potere superiore a quello dei governatori delle province stesse).
Cicerone continua con la sua oratoria, ironizzando sul fatto che Antonio stesso è l'assediato, come potrebbe mai ricevere delle province? Difatti molti territori romani erano ostili ad Antonio e la sua congrega, l'Italia, la Gallia e persino le coste della Grecia e dell'Egitto. Così come fatto nella terza Filippica a favore di Decimo Bruto, nel libro 10 esalta le doti di patriottismo del fratello Marco Bruto, per il quale riesce infine a convincere il senato a conferirgli l'Imperium Maius uno dei massimi titoli assegnati alle più alte cariche dello stato romano.
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