Disponibilità: IMMEDIATA -
Esente IvaISBN: 9788883221002
Edizione: 1995
Tags: Interlineare, Traduzioni
Categoria: Classici Latini
Editore: Editrice Ciranna
Autore: Cicerone
Vendita Online de la Sesta Filippica (libro 6) di Marco Tullio Cicerone con versione interlineare, costruzione diretta e note.
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Le Filippiche di Cicerone sono le orazioni che il politico romano Marco Tullio Cicerone fece contro il suo avversario politico Marco Antonio all'indomani dell'uccisione di Cesare. Si chiamano con lo stesso nome delle Filippiche greche di Demostene, proprio per volontà del politico romano di omaggiare l'oratore Greco che come lui allora volle destare il suo popolo dalle incombenti minacce militari e proteggere la libertà del propria stato.
Le Filippiche romane mantengono lo stesso stile di quelle greche, anche Cicerone come Demostene usa un linguaggio compatto, ma impetuoso e ricco di retorica. Con queste orazioni Cicerone, ormai anziano, desidera lasciare un ultimo contributo ai suo concittadini, intende riscuotere il popolo romano dagli intrighi politici per difendere ancora una volta la pace e la patria.
La sesta Filippica venne pronunciata da Cicerone il 4 Gennaio del 43 a.C. di fronte al popolo, e sostanzialmente riprende gli stessi argomenti trattati nella quarta Filippica, solo che lo fà con un tono più moderato, ma sempre diretto a screditare lo scellerato modo di agire di Antonio, del fratello Lucio e della sua banda di criminali.
Nella Filippica libro 6 il grande oratore Marco Tullio Cicerone chiede al popolo romano un'azione coesa e risoluta contro un nemico dello stato, Antonio ed il fratello Lucio, colpevoli di aver rubato, rubare e cercare di soggiogare al proprio potere il popolo romano anche con la forza. L'azione che chiede Cicerone è quella militare, per combattere Antonio ed eviatare che questo attacchi il generale romano Decimo Bruto (arroccato nella Gallia Cisalpina).
Sebbene inizialmente sia il popolo che il senato sembrassero favorevoli all'idea di Cicerone, si decise infine (su proposta di Caleno) di spedire un'ambasceria ad Antonio per cercare di argomentare e trattare con Antonio. Iniziativa che Cicerone ritiene del tutto inutile ed attacca frontalmente, paragonandola alla stessa idea di voler mandare degli ambasciatori a parlamentare con Annibale, l'azione miope della politica romana deve essere combattuta insiste Cicerone, dichiarando lo stato di tumultus (emergenza generale) bisogna in tutta fretta compattarsi ed arruolare un esercito per sconfiggere Antonio.
Cicerone conclude la sua sesta Filippica con uno splendido encomio verso il popolo romano, il quale dice mai dovrà servire alcuno ma sarà sempre destinato ad essere libero.
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